lunedì 24 dicembre 2012

Il giorno posteriore al ventiquattro dicembre...

Non sono mai stata religiosa, nemmeno da piccola, ho sempre vissuto il mondo di Dio e argomenti correlati come un'enorme imposizione, dalla quale mi sono liberata, ma non del tutto.
Lo farò non appena presenterò i documenti per annullare il mio battesimo.
Il Natale, dunque, non ha per me un significato particolare, ma la vigilia, lo aveva, eccome.
E credo lo abbia tuttora.
Era il momento in cui, la sera, davanti al caminetto, mio nonno avrebbe letto il "Canto di Natale" di Dickens.
La storia da piccina mi piaceva molto, col tempo un po' meno, ma era diventata una tradizione per noi due, e aspettavo con impazienza che arrivasse la sera del ventiquattro, solo per poter sedere accanto a lui e leggere assieme.
Ma ora, so bene che, tra un paio d'ore, alle dieci di sera, prenderò quel volumetto, lo stesso che aveva il nonno, che mi ha lasciato, come tutti i suoi libri e il suo sapere unito all'amore per le lettere; lo leggerò, sotto le coperte del mio piccolo rifugio e non so se alla fine riuscirò a trattenere le lacrime o se usciranno senza il mio permesso, come tutti i sette anni prima di questo.
Il dolore è di chi resta, sarà per questo che sono diventata l'erede di Scrooge pronta a urlare a destra e manca "Buon Natale un cazzo"...



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